STEFANO BETTINI

La mia vita di artista nasce con la scrittura, o meglio con quel frastuono interiore che mi obbligava ad alzarmi in piena notte per scrivere frasi, storie, anche solo pensieri. Un po’ per volta poi, questi pensieri hanno iniziato a prendere forma e ne sono emerse delle poesie, versi di espressione di un’interiorità emotiva, sensibile, anche fragile, e spesso celata ai più, perché in conflitto con il mio strato epidermico duro e coraggioso.

Poi, i versi non sono stati più sufficienti, il mio bisogno di espressione, il bisogno di liberare la mia anima, dovevano trovare un nuovo varco, e la pittura è emersa in modo automatico, è diventata necessaria, quotidiana, come un gesto che se non ripetuto fa sentire la sua mancanza. Inizialmente, quadri che rappresentavano le mie poesie, le declinavano in aspetti visivi. Nelle prime opere, la poesia era addirittura parte attiva all’interno dell’opera, per poi, con il tempo diventarne invece musa ispiratrice, citata dietro ad ogni tela. Opere materiche, astratte, a volte figurative ma tutte legate da un filo conduttore forte, l’energia delle emozioni che si esplicita, attraverso il colore, attraverso la materia, e risuona in modo nitido agli occhi di colui che desidera darle attenzione, di colui che accetta la grande sfida di mettersi in gioco, a viso aperto, contro le proprie emozioni. E ancora una volta, questo percorso in continua e costante evoluzione, cambia pelle, e si arricchisce di materia, di tridimensionalità e diventa arte scultorea, fatta di oggetti di materia animata, di recupero, di ritorno alla vita, e alle mie opere pittoriche si aggiungono oggetti di uso comune, lampade, tavoli, oggetti i più disparati, tutti con il loro cuore pulsante.


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